Piero Deggiovanni
Prof. di Estetica dei new media presso Accademia di Belle arti di Bologna
“Le opere video di Patrizia Bonardi, tra il 2006 e il 2013, possono essere lette come capitoli di un’unica trattazione simbolica sulla relazione tra l’essenza femminile e quella maschile, o meglio, tra gli archetipi che riconducono al mondo femminile e i prodotti nefasti della tecnologia – impero tradizionalmente ascritto alla sfera maschile. In questo, oltre a illustrare metaforicamente la necessità della crescita culturale e di una consapevolezza femminile (Giddiness; Not Reponsible), la riflessione rievoca il legame tra gli elementi naturali e la donna sul piano archetipico: l’ambiente selvaggio e l’acqua, nei suoi stadi naturali e fisiologici, collegati a fasi esistenziali ed esperienziali (Uterine Lives; Lasting; Getting Involved; Hands in Black Water; All Is Water; The Immobility of Tree; Water’s Expectation;). In questi video Bonardi illustra momenti fondamentali dell’essere biologico e culturale femminile: l’iniziazione al sesso e alla società, la gestazione e il rito di passaggio della prole all’età adulta. In polemica con una società maschile e tecnologica, evidenzia la contraddizione tra il contatto femminile con le forze naturali e un territorio ormai “educato” dall’agricoltura; l’incuria del territorio e il suo riappropriarsi dello spazio; l’inquinamento industriale; la violenza sulle donne, ma anche dei media (Not Only Off) che distolgono da un necessario raccoglimento al fine di non vagare come ciechi in spazi anonimi totalmente scollegati da se stessi (Moving Inside). Forme di violenza verso la natura e le donne in una società che non si cura di altro che del profitto, rapinando e stuprando indifferentemente natura ed esseri umani, in una società controllata e anonima come anonimi sono i poteri della razionalità capitalista a cui l’artista oppone una potenza che è ormai soltanto dello spirito esprimibile nel privato (Family Dance). “